A partire da uno scarto organico, un osso di seppia, la sua fusione in piombo innesca attraverso il processo alchemico trasformativo della materia un rapporto dialogico tra organico e inorganico, assenza e presenza, leggerezza e gravità. Presentata non più come una reliquia alloggiata ma all’intersezione di due piani, in un angolo, l’opera catalizza la nostra attenzione diventando fulcro di una possibile riflessione sulle nostre esistenze. Il titolo “Piombo” si riferisce sia alla pesantezza che al materiale con cui è stato realizzato.